Martedì 4 febbraio è iniziato il Festival di Sanremo. Come ogni anno mi sintonizzo sulla diretta spinto da un misto di curiosità e senso di necessità. Non si può vivere senza fare i conti, ogni tanto, con la realtà. O almeno con la rappresentazione data in pasto al pubblico.

Confesso che non nutro molte aspettative: tengo basso il volume, sfoglio un libro lanciando distrattamente qualche occhiata allo schermo. Sembra scorrere tutto secondo copione: si avvicendano i soliti noti, cantanti che più invecchiano più si scoprono rockettari (sarà il riflesso della società che anche a settanta e passa anni ci vuole pimpanti), discese dalle scale apparentemente eroiche, il tenore che imita quelli de il Volo che imitano Bocelli che imita Pavarotti… e addirittura Albano e Romina, che in un momento di inconsapevole lucidità cantano, Nostalgia, nostalgia canaglia… Proprio così, il Festival sembra cristallizzato in un tempo che puzza di naftalina.

Sto per spegnere ma poi avviene l’inaspettato. Un po’ errore di Matrix, un po’ epifania proustiana: arriva un ragazzo di meno di trent’anni e mette in scena la spogliazione di San Francesco. Nella visione giottesca! Si tratta di Achille Lauro.

La cosa mi incuriosisce. Finita l’esibizione, mi metto alla ricerca. Dell’affresco di Giotto del ciclo pittorico di Assisi, si trova solo quello che ritrae Francesco già nudo, coperto da un telo. Non c’è traccia del mantello nero che Lauro ha indossato sul palco dell’Ariston. Se però si guarda bene il personaggio di fronte al Santo si nota che tiene tra le braccia i vestiti di cui si è spogliato Francesco. Uno di questi è nero.

Franco Zeffirelli nel film Fratello Sole, Sorella Luna (1974) mette in scena il Vescovo di Assisi che nasconde proprio con un mantello il corpo nudo di Graham Faulkner, interprete insuperato di Francesco che deve aver avuto in mente anche Lauro che ne cita il taglio di capelli.

Al di là della correttezza e accuratezza della ricostruzione, un plauso all’artista, un ragazzo che in un contesto nazional popolare e televisivo sceglie come modello un Santo vissuto a cavallo del XII e del XIII secolo, anziché uno qualunque dei miti (piuttosto triti) delle generazioni più giovani. Tempismo perfetto, Lauro. Francesco indipendentemente dalla fede o la non fede che si professa è attualissimo perché post materialista, animalista e ambientalista prima del surriscaldamento globale, della green economy dei bla bla sul Green New Deal; impartisce a tutti noi un’indimenticabile lezione di carità, accoglienza, semplicità e candore; ci invita a tornare alla radice del messaggio dei Vangeli, l’Amore, contro ogni stupido radicalismo. È un antidoto all’indifferenza.

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L’immagine di apertura è di Achilleidol

Questo testo in versione parziale è apparso il 5 febbraio 2020 sulla mia pagina Instagram. Puoi vederlo qui

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