Perdeva ogni genere di oggetti, ombrelli, cappelli, guanti, occhiali da sole… Li dimenticava ovunque: sulla Cinquantasei una volta ci aveva lasciato il portafogli con tanto di patente. Che si trattasse di cronica distrazione o di ancestrali amnesie, ogni proposito di maggiore attenzione era fallito miseramente. Così con il tempo aveva preso l’abitudine di girare con addosso il minimo indispensabile e smesso di spendere denaro in accessori costosi.

Eppure per quanto riservasse loro la medesima noncuranza, c’erano alcuni oggetti che non riusciva proprio a perdere. Se li ritrovava sempre tra i piedi. La sciarpa blu, ad esempio. Se ne stava lì, appesa all’ingresso, esattamente dove ci si aspetta di trovarla. Doveva avere circa tre anni, un’età lunghissima per i suoi standard. La squadrò di sbieco: non gli era mai piaciuta un granché, era certo fosse stata scelta distrattamente in qualche angolo di merce scontata di un grande magazzino, impacchettata di tutta fretta e accatastata sotto l’albero di Natale dove lui – sfortunatamente – l’aveva pescata. Perché a casa sua si faceva così: pensieri anonimi per tutti, e poi si apparecchiava un’oscena riffa.

Squillò il cellulare. Marta! Non lo chiamava mai a quell’ora. Rispose con apprensione. La fidanzata blaterava senza senso, infilando una dietro l’altra vecchie e nuove recriminazioni: non possiamo andare avanti così! Così come? Sei distante, scontroso… quando stiamo insieme sei assente. Non capisco. Spiegati meglio… anzi, perché non ne parliamo? Stasera? Vieni da me… No, non riuscirei a essere più lucida di quanto sono ora. Alessandro, preferisco che ci prendiamo del tempo… Non prendermi per i fondelli, sai bene che questa cosa del prendersi del tempo è una scorciatoia! Si era fatto furioso. Ti prometto che ci penserò un po’ su, ti chiedo solo del tempo, non sono felice.

La felicità! – sbottò infine Alessandro – non cadere anche tu nella trappola del romanticismo. Sei troppo intelligente.

«Non ho voglia di discutere con te, ti prometto che ci sentiamo. Ciao.»

Provò a replicare, ma Marta aveva già riattaccato. Gli montò su una rabbia incontenibile. E si era fatto tardi, doveva correre in ufficio. Afferrò la sciarpa blu, si chiuse la porta alle spalle e si precipitò dabbasso. Attraversò il cortile interno, aprì il bidone della spazzatura e ci scagliò la maledetta sciarpa.

Fuori pioveva e soffiava un forte vento gelido. Percorse tutto il tragitto fino a lavoro serrandosi il bavero stretto al collo. Il giorno seguente avrebbe scontato la propria sprovvedutezza con un brutto mal di gola.

Rientrato a casa la sera, andò in cucina a scolarsi una birra, regolò il termostato del riscaldamento, si sfilò il soprabito. Fece per aprire il guardaroba e… non poteva credere ai propri occhi: appesa, sempre nel medesimo posto campeggiava la sciarpa blu. Quella sciarpa. Eppure era assolutamente certo di essersene liberato.

Era colpa di Marta, di quell’assurda telefonata: aveva pensato di buttarla ma poi sovrappensiero non lo aveva fatto. Ecco una spiegazione razionale. Di più, consolante: causa-effetto, ogni accadimento è generato da un avvenimento precedente o da un concatenarsi lineare di fatti… uno litiga per una qualche ragione importante, il confronto fa emergere problemi latenti a lungo rimandati o rimossi, un’insanabile divergenza di vedute sulla vita – lei vuole un figlio lui no, lei vorrebbe andare a vivere all’estero per lui invece non se ne parla… – oppure il desiderio che non c’è più…

La testa gli scoppiava, rimuginare non avrebbe risolto alcunché. Tantomeno la questione della sciarpa, che era ancora lì con aria di sfida. L’afferrò, si precipitò nuovamente nel cavedio del condominio. Aprì la pattumiera. Poi un’esitazione… Il braccio gli rimase bloccato a mezz’aria. La sciarpa ondeggiava mossa dal vento. Per un attimo gli sembrò addirittura che la sciarpa gli accarezzasse il viso. Che tentasse di aggrapparsi a lui. Che mostrasse disperatamente una propria volontà.

Fosse andata alla stessa maniera con le persone, avessero avuto la stessa ostinazione della sciarpa! E invece era esattamente il contrario, non gli rimaneva aggrappato nessuno.

Afferrò la sciarpa con delicatezza e se la avvolse al collo annodandola con cura. Teneva molto caldo. Dopotutto faceva proprio ciò per cui gli era stata donata.

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La sciarpa blu© – racconto breve di Enrico Bruschi (2020)

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