La Natura è esempio della più implacabile insensibilità e della più grande immoralità

Così parlò il filosofo e scrittore francese del XIX secolo Ernest Renan. Esempi di “immoralità” sono molteplici in natura. Fatta salva l’uccisione per sfamarsi e quella per difendersi, il mondo animale regala numerose fattispecie criminose che noi umani non esitiamo a censurare e punire moralmente e penalmente: se in un alveare nasce un’ape regina e già un’altra regina è in attività, la prima viene uccisa; i felini e molte specie uccidono per accaparrassi la femmina quindi per soddisfare il mero istinto riproduttivo; molti mammiferi tra i quali i delfini praticano l’infanticidio della loro specie, con lo scopo di riportare la femmina in calore ed accoppiarsi nuovamente; alcune specie eliminano o allontanano i membri anziani della comunità quando non sono più capaci di procacciare e procacciarsi cibo…

Se tutti questi comportamenti o istituti naturali sono morali anche per noi appartenenti alla razza umana, beh quasi quasi scendo dalla mia vicina, rumorosa ottuagenaria, e l’accoppo. Poi in tribunale mi appello al diritto naturale.

L’iperbole è ovviamente provocatoria, ma ci aiuta a mette in luce l’insostenibilità dell’equazione naturale-giusto, auspicabile, morale. Addirittura appartenente a un Ordine superiore a quello umano. Un’implicazione non irrilevante di tale ragionamento in considerazione dell’attualità politica dell’argomento è che non si può invocare la naturalezza di un certo tipo di famiglia per giustificarne una tutela ideologica aprioristica e che va a disconoscere la legittimità o la pari dignità di altre forme di convivenza e di famiglia “non naturale”.

La famiglia stessa nei termini tradizionali umani non trova poi riscontro nella Natura, insomma l’idea di papà leone e mamma leonessa che mettono al mondo e accudiscono i lenocini è figlia di irrealistiche quanto favolistiche rappresentazioni cinematografiche.

La famiglia non è un istituto naturale e anche se lo fosse la circostanza non ne determinerebbe acriticamente un carattere eccezionale. Piuttosto è il prodotto della cultura umana.

Ciò non ne diminuisce l’eccezionalità o il pregio, ma la rende un istituto che come ogni prodotto culturale muta al mutare dei tempi. Quello che un tempo era accettabile, oggi può non esserlo più e viceversa. Fino al secolo scorso ad esempio la guerra era universalmente accettata come un metodo normale di regolazione dei rapporti tra le Nazioni, oggi la riteniamo una barbarie tanto che è stata proibita dalla Carta delle Nazioni Unite e dalla nostra Costituzione. Un tempo veniva considerato “naturale” tagliare le mani a un ladro o comminare la pena di morte per stregoneria.

Ricordo l’insegnamento di un grande teologo, il professor Manara, di cui ho avuto il privilegio di seguire le lezioni di Teologia all’Università Cattolica. Si riferiva allora ai metodi anticoncezionali cosiddetti naturali (gli unici accettati dalla dottrina ufficiale) ma il ragionamento si adatta perfettamente anche alla famiglia: Manara contesta che per un Cristiano la Natura possa essere fondamento etico. Si rischia di cadere in un Naturismo che nulla ha a che fare con il Cristianesimo e puzza tanto di animismo, di insensato culto pagano. La fede ricordava il teologo è  fondata sulla Parola Rivelata dei Dio che ha largamente sovvertito le leggi di Natura. Cosa c’è di naturale nell’unico e fondamentale precetto morale del Vangelo “ama il prossimo tuo come te stesso”? Niente, in questo consiste la straordinarietà e l’eccezionalità del Cristianesimo.

Insomma sia da un punto di vista laico che religioso il sinonimo naturale – etico o moralmente retto non regge. Chi lo sostiene – consciamente o inconsciamente – dice il falso, fa un semplice esercizio di propaganda. Lo stucchevole ritornello della famiglia naturale superiore a altre forme di convivenza può tranquillamente essere annoverato tra il molto ciarpame propagandistico dei nostri giorni alla stregua del terrapiattismo o del NoVax.

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