La pizza margherita? Inventata in occasione di una storica visita della Regina Margherita a Napoli (nel 1889), aggiungendo alla pizza comune la mozzarella e il basilico. La cotoletta? A Vienna l’hanno copiata da Milano ai tempi di Radetzky che ne era golosissimo. Il pane di Altamura? Lo conosceva e lo apprezzava già Orazio, che nelle Satire ne elogia la bontà.

Rispondereste più o meno così, vero? Ebbene rispondereste il falso. Perché di questo si tratta di storielle, quanto non addirittura di veri e propri falsi storici. Fake insomma (in tutto o in parte).

Costruiti ad arte a volte, altri semplicemente diffusi dalla tendenza a considerare vero ciò che ci viene raccontato, che sentiamo o che leggiamo in Rete. Sbagliato addossare la responsabilità del proliferare dei falsi convincimenti al Web: molti di questi si sono insinuati nelle nostre teste ben prima della nascita e del diffondersi delle piattaforme digitali (personalmente la storia della pizza napoletana l’ho ascoltata la prima volta alle Elementari. Erano gli anni ’80!).

Non solo: a riprova che come ogni mezzo la Rete è neutrale – né buona né cattiva insomma – è grazie alla Rete che i fake crollano miseramente, basta essere disposti a investire un po’ di tempo e fatica per selezionare con attenzione ciò che si legge. Così si può scoprire che – ad esempio – la pizza con pomodoro, mozzarella e basilico si consumava ben prima del 1889, tanto da essere menzionata nel libro di Francesco de Bourcard Usi e costumi di Napoli e contorni descritti e dipinti del 1858. Al cuoco Esposito e alla Reale di casa Savoia questo piatto deve solo il nome. Navigando sul Web ci si può imbattere nel bell’articolo su Il Sole 24 Ore di Alessandro Marzo Magno che smontando la tesi relativa all’origine meneghina della cotoletta ne individua la nascita in Francia ai tempi della Rivoluzione e l’arrivo sulle tavole patrie grazie all’italiana (!) Maria Luisa, moglie di Napoleone poi Duchessa di Parma e Piacenza.

Ancora in Rete si può scovare la rigorosissima analisi di un volenteroso utente che si è  preoccupato di leggersi la versione latina di tutto il quinto libro delle Satire oraziane ovunque citato a riprova della predilezione di Orazio per il pane di Altamura. E così facendo ha scoperto che dalle parti di Altamura Orazio non ci sia neppure transitato.

Queste – e tante altre – semplici e innocue storie di cucina ci ricordano che il punto di una buona informazione – e di una conoscenza che si possa dire tale – è quella di verificare le fonti (per intenderci l’ho letto su Wikipedia o su Facebook non rispetta assolutamente questa semplice e buona norma di condotta). Dubitare di ciò che sentiamo, che la maggioranza sostiene, di ciò che ci legge è  l’unico modo che abbiamo per difenderci dalle grandi o piccole bufale. Di più: ci aiuta – come ammoniva Ralf Gustav Dahrendorf – a scegliere in modo più consapevole. A essere più liberi.

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