Da un po’ di tempo pensavo di scrivere del tema.  A convincermi è stato un articolo pubblicato sul The Guardian . Nonostante la maleducazione sia diventata la cifra delle interazioni sociali in qualunque contesto, un ristorante rimane un microcosmo a sé stante dove, complice una certa rilassatezza, si tende a sfogare le proprie repressioni, manifestare le paure, esacerbare i propri difetti.  Al mio ristorante ogni giorno osservo le persone, intercetto frammenti delle loro conversazioni, immagino le loro storie. È  così che è nata una personalissima tassonomia di “tipi” psicologici di avventori di cui pubblico la prima puntata. Con un accorgimento: non prendetela troppo seriamente!

Puntata 1: l’ansiosa

Ha prenotato online, ricevendo regolare conferma, ma ha già telefonato. Almeno due volte di seguito: una per chiedere conferma che la prenotazione sia arrivata  – non si sa mai che la tecnologia abbia voluto tirare un brutto scherzo proprio a lei! – l’altra perché si è  dimenticata di comunicarti qualcosa di estremamente importante: che vuole mangiare in giardino, che ha un’amica che non mangia questo o quello, che è allergica al lattosio, intollerante al pomodoro, vegetariana, vegana insofferente all’aria… Difficile da credere ma esistono più tipi di allergie che varietà di cavoli in Cina!

Parla ed è un fiume in piena. A un certo punto smetto di ascoltarla, nella certezza che pur credendo le sue siano necessità assolutamente uniche in realtà sono identiche a quelle di centinaia di altre.

Il giorno prestabilito arriva in anticipo (sia chiaro, per un ristorante è altrettanto fastidioso che arrivare in ritardo) e alla spicciolata. L’ansiosa infatti il più delle volte si muove in branco. La rassicura. Come richiesto avete preparato un tavolo all’aperto, ci sono il sole,  venticinque gradi, un refolo di vento tiepido… la giornata ideale. E invece no, la signora ci ha pensato un po’ su e forse è meglio stare al coperto perché c’e’ il rischio di colpi d’aria! (non ti ha telefonato perché sa di averlo già fatto troppe volte e temeva di risultare fastidiosa proprio quando invece sarebbe stato così utile).

Mentre aspetta gli amici chiede dell’acqua (ettolitri d’acqua!) come se per raggiungere il ristorante avesse attraversato il deserto, vuole dare un’occhiata al menu che studia con un misto di sospetto mentre l’inquietudine le deforma leggermente il viso (ma poi il menu non lo aveva già letto?).

Mentre la cena volge al termine e tu già sogni il momento in cui te ne sarai liberato, si avvicina alla cassa e ti chiede informazioni per un pranzo di gruppo. Esiste infatti un’altissima probabilità che l’ansiosa sia anche un’organizzatrice di feste! Del tipo peggiore, quelle di classe. Quelle con orde di bambini, moderni Attila che ti metteranno il ristorante a ferro e fuoco, complici genitori che hanno definitivamente abiurato al compito di insegnare loro un minimo di educazione, conquistati dalle teorie pedagogiche più strambe il cui denominatore comune è  che sia assolutamente sbagliato rimproverare i propri figli, un crimine punirli.

Si signora, organizziamo feste. Mi dica per quando (e tu già speri che quel giorno il locale sia pieno) E invece no, perché l’ansiosa si muove con largo anticipo. È aprile e la festa è a dicembre!

Piccola nota positiva se avete la s-fortuna di avere a che fare con persone siffatte: armandosi di molta pazienza e professionalità, tutto andrà bene e assisterete a un’inaspettata quanto meravigliosa trasformazione. Si sparecchia, le stoviglie non cozzano più rumorosamente in cucina quando negli occhi dell’ansiosa la tensione si stempera e si fa largo la serenità. Qualcosa che assomiglia vagamente alla felicità. E siccome sentimenti estremi generano facilmente opposti estremi, l’ansiosa diventa d’incanto un’entusiasta. Ringrazia, vuole salutare tutto il personale cui elargisce laute mance. Si abbandona a affettuosità imbarazzanti. Tutto perfetto, il cibo, le persone, l’organizzazione.

Sarà che per lei non si è trattato solo di cibo. Come per ogni cosa nella vita ha corso un rischio, mortale, e lei anche questa volta è sopravvissuta.

(Prossima puntata: il saccente)

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