Il movimento futurista si è occupato un po’ di tutto, dalla pittura alla prosa all’architettura; fino al design e alla comunicazione. Non manca la cucina. In questo ambito fece molto discutere la messa al bando della pastasciutta, pietanza considerata passatista che appesantisce il fisico e la volontà.

Leggere le ricette futuriste, per quanto spesso immangiabili, stimola la mia curiosità e la voglia di sperimentare. Mi spinge a provare le cucine degli altri senza pregiudizi. Inoltre, al di la’ degli aspetti ideologici e storici le incursioni dei futuristi nella gastronomia mi interessano nell’intenzione di creare un’esperienza di degustazione totale, capace di coinvolgere tutti i sensi. E con tutti intendo proprio tutti, compreso l’udito. Aspetto che rende alcune ricette futuriste ancora molto attuali.

Un esempio la formula – si badi non la ricetta – dell’aeropittore futurista Fillia per l’aerovivanda. Godibilissima (a parte forse il rumore dell’aeromobile).

Si serve dalla parte destra di chi mangia un piatto contenente delle olive nere, dei fiori di finocchi e dei chinotti. Si serve dalla parte sinistra di chi mangia un rettangolo formato di carta vetrata, seta e velluto. Gli alimenti debbono essere portati direttamente alla bocca con la mano destra, mentre la mano sinistra sfiora leggermente e ripetutamente il rettangolo tattile. Intanto i camerieri spruzzano sulle nuche dei commensali un conprofumo di garofano mentre giunge dalla cucina un violento conrumore di motore di aeroplano contemporaneamente ad una dismusica di Bach.

Tratto da “La cucina futurista. Un pranzo che evito’ un suicidio”

F.T. Marinetti e Fillia

Christian Marinotti Edizioni, 1998

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