Qualche giorno fa ho prenotato un’auto online. Dovendo percorrere una strada panoramica mi è sembrata l’occasione giusta per prendere una cabrio. Ho scelto una 500. Mi presento al ritiro e la gentilissima addetta della società di autonoleggio con grande entusiasmo mi annuncia che sono fortunato perché mi danno un’auto più comoda, più potente, più affidabile… e giù con la descrizione delle dotazioni magnifiche e progressive del veicolo. La lascio finire, prefigurandomi dove andrà a parare. Poi non riesco a trattenermi: un’auto più brutta però, già figurandomi l’ennesimo cassone (non so voi ma a me non assegnano mai il modello che ho scelto all’atto della prenotazione). Non ci pensa un istante. Rimettendo su un’espressione aperta e cordiale: No, una Opel…

Appunto, sicuramente più brutta.

Non insisto perché intuisco che per la mia interlocutrice la questione estetica non è una questione. Altrimenti  essendo orientata – per contratto e credo per natura – alla soddisfazione massima del cliente avrebbe almeno provato a offrirmi un’alternativa.

E poi lei che responsabilità ha? Non ne ha neppure la sua azienda. Se i produttori non badano al bello è perché i clienti non attribuiscono all’elemento estetico un valore (economico).

Dopotutto basta guardare in strada e l’omologazione verso il basso è  incontestabile: i nuovi modelli Audi che assomigliano alle vecchie Volkswagen, che assomigliano alle Seat, che sono meno brutte ormai solo delle Skoda! E le Skoda?… beh, quelle assomigliano solo a loro stesse, dopotutto brutte lo sono sempre state! Tutte automobili ugualmente sgradevoli alla vista, irrazionalmente ingombranti, indistinguibili l’una dall’altra.

Una mia collega che si occupava di comunicazione per un produttore di smartphone cinese ha provato diverse volte a dimostrarmi, dati alla mano, che le prestazioni dei prodotti di punta del suo cliente erano uguali se non addirittura migliori di quelle del mio Iphone. Molto probabilmente aveva ragione. Io le rispondevo, che nonostante ciò i tuoi telefoni sono brutti. Quindi mi tengo l’Iphone.

Morale, sembra proprio che le prestazioni, la tecnologia, le performance (orrore!) contenuti in un prodotto siano diventate negli ultimi tempi le uniche caratteristiche distintive. Le uniche a contare. La bellezza rimane, certo, ma sempre più defilata, ancillare.

P.S. Annotazione dolente: purtroppo i prodotti brutti non costano neppure poco. Sarà che siamo disposti a pagare solo il contenuto e non la forma? Per tornare in un territorio che mi è  più affine è come considerare bello un libro con una buona idea, una buona storia, nonostante sia scritto male.

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